L’autopromozione sui social è una faccenda davvero spinosa, perché molti corrono il rischio di esagerare. Abbiamo visto alcune norme generali ma ora vorrei darti degli esempi pratici su cosa fare, ma soprattutto cosa non fare, per migliorare la tua reputazione online.
Come si diceva, per quanto riguarda i tag il galateo dell’autopromozione dice che bisogna usarli solo quando il post è strettamente connesso alla persona che si tagga.
Autopromozione sui social: no al tag selvaggio!
Esempio virtuoso: Ciccio Pasticcio viene nel mio negozio, si scatta un selfie con addosso il panama che vendo e io condivido la foto (dopo avergli chiesto il permesso) taggandolo. Lui probabilmente ne sarà felice, visto che ha già apprezzato la mia merce e mi ha dato il permesso, e i suoi amici potranno scoprire che vendo cappelli fenomenali. Magari, se troppi miei amici commentano il post, Ciccio Pasticcio dovrà disattivare le notifiche, ma non lo vivrà come un fastidio.
Esempio vizioso: ho appena pubblicato un libro e scrivo un post generico taggando 99 persone (il massimo attualmente consentito), così 99 amici sapranno che devono precipitarsi in libreria, e lo scopriranno anche tutti i loro amici. Geniale, no?
No. È vero, magari con questo sistema venderò qualche copia in più. Il problema sarà per tutti quelli che mi etichetteranno come “frantumabagigi” (no, la frutta secca non c’entra). Sono quelli che si troveranno 50 notifiche quando riprenderanno in mano il telefono, perché a loro arriva una notifica ogni volta che un post in cui sono menzionati viene commentato. Se poi qualcuno ha la malaugurata idea di condividere il mio post, loro riceveranno tutte le notifiche di tutti i commenti che riceverà questo secondo post. E così, ad libitum. Elimineranno il tag, e io magari lo aggiungerò di nuovo (perché, diciamocelo, non ho proprio fatto attenzione a tutti quei 99 nomi). Le faide del 21esimo secolo cominciano per molto meno.
Esempio virtuoso di autopromozione II: Ho pubblicato un libro. Siccome scrivo, mi piace molto leggere (si, ok, parliamo di un mondo ideale, ma non apriamo parentesi inutili). Per questo sono iscritto a due/tre gruppi facebook dove ci si confronta sui libri letti, e ho stretto delle amicizie, seppur virtuali. Così mando un messaggio a Frankie Pipino, con cui ieri discutevo dell’odiosa abitudine del mio gatto di sedersi sempre sul libro che sto leggendo, e gli dico che ho pubblicato un libro, di cui gli mando il link ibs, chiedendogli se la trama gli pare interessante. Forse Frankie Pipino condividerà quel link sulla sua bacheca, o su un altro gruppo attinente ai libri, così molte altre persone sapranno che ho pubblicato un libro. Altrimenti avrò comunque il parere di Frankie, e potrò scrivere alla mia amica Cunegonda Rossi, che adora Jane Austen e che può darmi un parere femminile. L’autopromozione sui social e fuori, funziona meglio quando abbiamo rapporti autentici.
Certo, è complicato e impegnativo, meno veloce e intanto non riesco a vendere il mio libro e i miei cappelli. Ma se guardi i profili più seguiti, hanno tutti cominciato così. Gli altri fanno sul web quello che nella vita “reale” fanno i call center che ti disturbano mentre stai cenando con la famiglia. Se non ti basta, pensa a cosa provi ogni volta che ti arriva un invito al falso evento dei Ray-Ban® in promozione.
Aneddoto personale sull’autopromozione
Ormai da 5 anni, una persona che ho visto solo due volte e con cui condivido solo il tifo per la stessa squadra di calcio, mi fa gli auguri in modo singolare: va sulla mia bacheca, scrive “auguri” e lascia il link di un suo libro, di un gruppo a paamento, di un suo articolo. Io però sono il pollice più veloce del West, e ogni singola volta cancello questo contenuto promozionale. Lui è talmente schematico (non lo fa solo con me!) che neppure se ne accorge, e l’anno dopo è di nuovo lì. Non serve che ti dica che è una cosa fastidiosa ed evitabile, vero?
Oh, lo so, autopromuoversi non è facile, e spesso le persone soffrono del problema contrario, e non riescono a farsi pubblicità nemmeno se effettivamente possono essere utili a qualcuno. Ma è a questo che serviamo noi consulenti, a farti vincere questa sindrome Wanna Marchi che ti perseguita! Se vuoi creare il tuo percorso di promozione personale, c’è Brand in Frac oppure puoi iscriverti alla mia newsletter, Parole Caramellate, o seguirmi su Instagram per vedere come mi auto-promuovo io!
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