Post in collaborazione con Swimme
Se mi segui da un po’, sai già che sono una grande fan dei sistemi proprietario. Per quanto io possa gestire il sito e la newsletter di un cliente, ho sempre cercato di fare almeno un’ora di consulenza per farne capire il funzionamento, e questo per due motivi: da una parte perché vorrei che i miei clienti capissero qualcosa di più di come funziona la comunicazione online, in modo che da comprendere meglio anche il valore del mio lavoro, e un po’ perché credo che l’alfabetizzazione digitale sia importante per tutti, senza distinzione di età e professione
Eppure, a volte…
Detto questo, devo ammettere che a volte proprio non c’è verso. E del resto ognuno ha le proprie priorità: se un imprenditore vuole stare in azienda con i suoi dipendenti piuttosto che farsi un’infarinatura sulla comunicazione web, io non sono nessuno per rifiutare i suoi soldi obbligarlo a fare formazione. A quel punto, l’imprenditore mi “regala” la sua comunicazione online. Sono io che gli aggiorno il sito, gli aggiorno i social, scrivo il testo della newsletter e la invio. Nella migliore delle ipotesi, ha un sistema proprietario ma non lo sa usare, nella peggiore io posso solo caricare articoli e non posso fare alcuna modifica al sito, perché lui ha lasciato fare tutto all’agenzia che non gli ha neppure lasciato i permessi completi per modificare il sito.
Questa, comunque, è già un’ipotesi rosea: ci sono io che scrivo i testi e che do una linea continuativa alla comunicazione online. Ma prova a immaginare che un giorno l’imprenditore decida che tutto il budget che destinava al blog e alla newsletter va invece convogliato nel suo nuovo business di produzione di orsacchiotti color glicine, io sparisco dalla scena e cosa rimane? Un blog non aggiornato (può funzionare per un po’, poi Google ti molla), delle informazioni di contatto obsolete, il form per una newsletter che non arriverà mai più.
Un po’ meglio andrà ai social, perché anche l’imprenditore più antitecnologico sa come si carica un album fotografico su Facebook. E poi magari continuano ad arrivare recensioni di clienti soddisfatti, e sarebbe un peccato che tutto questo ben di Dio venisse ignorato da Google. Per questo ho trovato molto interessante l’idea di Swimme.
Cos’è Swimme?
Chiariamo subito una cosa: Swimme non va visto come un’alternativa a una comunicazione strutturata. Blog e newsletter secondo me continuano ad avere un ruolo chiave nella comunicazione online, e se li hai già messi a regime continua così. Swimme non è come un sito web proprietario: immaginatelo come una landing page indicizzata benissimo (vuol dire che su Google ti trovano più facilmente!) e ottimizzata anche per lo smarthpone, che raccoglie i tuoi contenuti social migliori. Puoi creare una vetrina per i tuoi prodotti con collegamento a paypal (aggiornare un album su Facebook è più immediato che aggiornare un ecommerce), condividere le recensioni dei clienti, mostrare un calendario collegato agli eventi Facebook e via dicendo, ma la cosa comoda è che questo sito si aggiornerà da solo ogni volta che aggiorni Facebook.
C’è poi una funzione che secondo me è particolarmente interessante: anche chi non vuole avere un blog (perché no?? Parliamone!) può trovarsi nella situazione di dover fare un ragionamento articolato. Se però lo fa sulla pagina, man mano che si continua ad aggiornare, a furia di scrollare, questo ragionamento scorre in basso, per poi perdersi. Ok, se il ragionamento è unico lo si può fissare nella parte superiore della pagina, ma se succede due volte? Devi scegliere. Se usi Swimme no: creerai i tuoi mini-articoli sulle note di Facebook e li potrai ritrovare sul web, pronti, freschi e ottimizzati per Google.
Per chi è Swimme?
È un servizio che mi sento di consigliare soprattutto a quelle attività locali che non hanno budget per un copywriter che aggiorni il blog periodicamente, ma che se la cavano bene con Facebook. Facciamo i conti: Se mi assumi per scrivere 10 post io ti chiedo almeno 500 euro. La versione basic di Swimme costa 240 euro per partire e ogni anno 120 euro di rinnovo. Ovviamente un copywriter professionista fa un altro tipo di lavoro, ma non sempre all’inizio dell’attività, o in periodo di crisi, ci si può rivolgere a un copy: troppo spesso il blog rimane fermo e si smette di comunicare se non, appunto, sui social.
Il mio consiglio, quindi, è andare sul sito Swimme per farti un’idea, poi dimmi cosa ne pensi. Se poi vuoi qualcuno che crei contenuti social da wow pronti all’uso su Swimme, puoi chiedermi un preventivo!
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