Ultimamente la comunicazione è balzata agli onori delle cronache per l’epic fail della campagna pubblicitaria di Real Time (nell’improbabile ipotesi che non sappiate di cosa stia parlando, cliccate qui). Purtroppo erano giorni intensi e non ne ho potuto scrivere, ma mi preme analizzare un punto della faccenda uscendo dal caso specifico, perché secondo me l’approccio dell’uomo della strada la dice lunga sulle condizioni lavorative mie e dei miei colleghi freelance.

Che campagna pubblicitaria ha fatto Real Time?

In sintesi: esce “L’amore non è mai un’errore”. Real Time viene lapidata sui social, da accademici e da analfabeti, perché “amore” è maschile e quindi non vuole l’apostrofo (ma solo la cena pronta in tavola alle sette di sera). Il giorno dopo, però, su tutti i giornali esce il seguito della campagna: una petizione all’Accademia della Crusca per far diventare “amore” di genere neutro, in nome dei diritti degli omosessuali.

A livello comunicativo, questa campagna secondo me fa un po’ acqua. Intanto perché implicitamente dai dell’idiota ai tuoi follower (“sei saccente e mi critichi, invece era tutto calcolato, ah ah ah!”), poi perché l’accademia della Crusca non si occupa di cambiare la grammatica e ha sicuramente di meglio da fare che accogliere le petizioni di Real Time, e per finire perché era prevedibile che gli omosessuali non l’avrebbero presa bene. Chi ha attaccato la campagna per questi motivi mi può anche trovare d’accordo.

Qualcuno è un po’ ingenuo

Ho letto però una valanga di commenti dove si diceva che l’intero staff del marketing di Real Time ha passato la notte sveglia per rimediare alla gaffe costruendo una campagna ad hoc. Per chi ne fosse tutt’ora convinto: i giornali vanno in stampa all’una di notte. In caso di eventi epocali (vedi elezioni), possono posticipare fino all’1.30, ma non oltre. Quindi no, gli autori della campagna non possono aver passato la notte a rimediare all’errore, che quindi è insindacabilmente voluto.

Perché dovresti sapere come funziona una campagna pubblicitaria

Il mio personale problema, però, non è che l’uomo della strada non sa a che ora vengano stampati i giornali, se non altro perché ho abbandonato il giornalismo da un bel po’. Il mio problema è che passa il messaggio che una campagna del genere si metta in piedi in un paio di giorni, e che a un errore si possa rimediare senza colpo ferire in una notte di lavoro. Questo diventa un mio problema perché, a volte, l’”uomo della strada” ha un’attività commerciale, ed è quindi un potenziale cliente. Esistono persone che di fronte a un mio preventivo fanno tanto d’occhi e commentano: “Ma come, tutti questi soldi per un post su Facebook??”

Ebbene, non si tratta di “un post su Facebook”. Una campagna pubblicitaria, sui social e fuori, ha dietro un lavoro di pianificazione pazzesco, analisi della concorrenza, brainstorming, prove e tentativi.
Puoi credermi sulla parola, o puoi aspettare domani, perché intendo svelare qualche segreto facendoti un esempio pratico: a te la scelta, nel frattempo se hai voglia di rimanere in contatto con me iscriviti alla newsletter: tra dietro le quinte e consigli ogni tanto ti parlo dei fatti miei!