Quando penso alle possibili regole del marketing, me ne vengono in mente poche che non possano essere infrante per un motivo valido: una della abilità degli addetti ai lavori è aggiornare la strategia in corso d’opera. Forse per questo, al cenone di Ferragosto, mi hanno fatto una domanda interessante: esistono regole inderogabili nel marketing?

La risposta è no. Può esserci sempre qualche emergenza che giustifichi qualsiasi deroga alle regole. Però per non deluderti troppo ho cercato di individuare dei capisaldi che nel 99.9% dei casi sono irrinunciabili. E no, non c’è “il cliente ha sempre ragione”, regola ferrea inventata sicuramente da un cliente insopportabile.

Orsù dunque, iniziamo con

Le regole del marketing

  1. Non togliere privilegi acquisiti

Prima di dare al cliente un privilegio, assicurati di poterglielo dare PER SEMPRE. Se la tua è una promozione temporanea, indicalo chiaramente. Non aver paura di ripeterlo fino alla nausea, non lasciare che il cliente pensi che sarà sempre così, perché altrimenti poi lo deludi, ed è peggio.
In particolare il discorso è valido per tutte le fidelity card. Legalmente puoi cambiare le condizioni quando ti pare (più o meno), ma non lo fare. Piuttosto fai una cernita e restringi i prerequisiti per diventare cliente supergoldextraplatinum, ma non togliere mai quello che il cliente percepisce come privilegio acquisito.

ESEMPIO: Profumeria in crisi assume un manager che ha un botto di buone idee. La profumeria si amplia, con tanto di reparto di estetica-benessere. I clienti migliori (si ottiene il super status spendendo 350 euro l’anno, cifra non irraggiungibile) hanno le cerette al viso gratuite. La profumeria, almeno nella mia città, si riempie, e la crisi sembra scongiurata. Finché non tolgono buona parte dei servizi gratuiti, senza tra l’altro comunicarlo ai possessori di tessera (sul sito non sono nemmeno indicati i vantaggi nel dettaglio, si parla genericamente di “sconti e privilegi”). In breve, la profumeria si svuota di nuovo. Sarei curiosa di sapere che fine ha fatto il povero manager.

CONTROESEMPIO: Sephora. Per essere un cliente Gold devi spendere 1.200 euro in un anno (solo una volta). Già in questo modo Sephora fa una preselezione, individuando persone con alto potere d’acquisto. I privilegi sono a basso impatto sul business: vendite private più lunghe (leggi: lo sconto del 20%, che già periodicamente fanno, dura di più), un makeup al mese gratuito, regalo di compleanno di 30 euro. Su questa base, Sephora può sempre dirti: “Sei Gold, sei fighissimo, ti regaliamo la ceretta gratis”, ma il cliente lo percepirà come oro colato e entrambi saranno contenti. Mi si obietterà che pochi saranno motivati a diventare clienti gold a queste condizioni, ma per questo c’è la carta black, con meno privilegi, e in più sono appunto convinta che siano i vertici a non voler inflazionare lo status gold.

  1. Quando sbagli chiedi scusa

Per chiedere scusa non intendo la mera parolina, che quello lo hai imparato a due anni se hai avuto dei bravi genitori. Se il cliente ha avuto un danno, lo devi risarcire proporzionalmente, e questo senza che lui ti faccia causa (difficilmente te la farà se si ritiene già risarcito). Questo dovrebbe avvenire anche quando non sei direttamente responsabile del danno.

ESEMPIO: Al cinema durante una tempesta va via l’elettricità, e le proiezioni ritardano. La colpa non è del cinema, ma il cliente ha ricevuto un danno che come tale va risarcito (per esempio con un biglietto gratis da utilizzare entro il mese).

  1. Non prendere in giro i clienti

Lo so, sembra la banalità del secolo. Eppure non avete idea di quante attività falliscono perché il titolare si riteneva furbo. Qualche esempio potrebbe essere

  • False promozioni (“ti faccio lo sconto del 30% se compri 8 prodotti da 300 euro l’uno e mi lasci una chiappa di tua nonna come cauzione”)
  • Bugie (“questo prodotto non lo trovi su Amazon, lo vendo solo io” – “questo prodotto è bio, il Dimeticone è estratto dalle piante” – “quel vestito da 10 euro ti ingrassa, questo da 100 ti toglie 10 kg” – “È un prodotto perfetto per principianti, l’ho regalato a mio nipote che ha 10 anni”)
  • Malcelata convinzione di superiorità (“inizialmente potrebbe sembrarti di non capire a cosa ti serve, ma io che me ne intendo ti assicuro che questo prodotto è fondamentale per te”)

regole

Il problema è che trasgredire a tutte queste regole porta quasi sempre un vantaggio (spesso economico) immediato. Per questo i venditori si intestardiscono in una freudiana coazione a perdere clienti autoinfliggendosi un danno di reputazione che sulla lunga distanza porta a conseguenze irrimediabili anche per il crisis manager più scafato.

Per cui dammi retta: non venderti la reputazione perché è la cosa più di valore che hai!

Se vuoi capire bene come consolidare la tua reputazione, puoi chiedermi una consulenza. Se invece non vuoi perderti i prossimi articoli, puoi iscriverti alla newsletter che ti avviserà ogni volta che esce un nuovo post!