“I social non funzionano”. Se avessi un euro per ogni volta che qualcuno mi ha detto questa frase, probabilmente potrei prendermi il lusso di non lottare contro i mulini a vento per convincere l’interlocutore del contrario. Ah, intendiamoci, non è che il potenziale cliente medio se la prende solo con i social. Capita spesso che le newsletter non funzionino, che il blog sia morto, e che ormai neanche gli e-commerce stiano tanto bene, ma secondo la mia esperienza i social sono la preda preferita dei demotivati della comunicazione online. Sia chiaro: è vero che a volte i social non funzionano.
Se vai a vedere la mia pagina Facebook, non funziona. Non mi porta clienti, che continuano a passare attraverso il mio profilo personale (dove parlo per lo più di tram e di gatti, ma ricordiamo che i gattini mettono in ginocchio ogni strategist che si rispetti!), e salvo rari casi la pagina non porta nemmeno chissà quanta interazione. Però non è colpa di Facebook: ovviamente è colpa mia, che mi sbatto molto poco mi limito a condividere articoli e post da Instagram e che soprattutto non pago Facebook per mostrare i miei contenuti (a parte i post del blog, su cui, guarda caso, la gente clicca). Così ho deciso di fare un elenco, sicuramente non esaustivo, delle ragioni per cui i social non funzionano: se vedi che qualcuna di queste ti riguarda puoi fare due cose: rimediare o attaccarti al tram prendere atto della situazione; ma te lo chiedo per favore, non dire che i social non funzionano, perché ogni volta che lo fai uno strategist deve prendersi il Maalox (e di norma non lo può nemmeno detrarre!).
Non sponsorizzi
Questa è la motivazione più frequente e più ovvia. L’ho spiegato bene nella guida alle sponsorizzate su Instagram (la trovi andando su prodotti -> gratis), ma farò una sintesi: siamo in troppi, e il tempo sui social è rimasto più o meno lo stesso. Quando Facebook deve scegliere tra mostrare il tuo post e quello di uno che gli passa la grana, quale pensi che mostrerà? Fanno eccezione i profili con migliaia di follower precedenti alla rivoluzione Mosseri e quelli che possono contare su uno staff coi controc di professionisti (vedi subito sotto).
Non investi in uno strategist
Idealmente se tu avessi uno staff dedicato alla comunicazione potresti addirittura non sponsorizzare. Non succede mai perché chi ha il budget per un grafico, un videomaker, un social media strategist e magari anche un social media manager di norma ha anche quello per sponsorizzare. Eppure un post costruito da uno staff così performerebbe benino anche organicamente (cioè senza passare la mazzetta a Facebook). Se i professionisti sono degni di questo nome, hanno già studiato il target per creare un contenuto su misura, hanno partorito un post mirato con una grafica da perderci la testa e hanno studiato un modo per far sì che i loro follower lo condividano. E sì, per fare una cosa del genere ci hanno messo ore, e ovviamente sono stati pagati adeguatamente. Lo dico sempre, quasi quasi lo aggiungo al payoff: no budget, no party.
I social non funzionano perché li abbandoni
I social sono come un amante: se li trascuri ti fanno pirippi. Mettiamo anche che tu abbia investito denaro per farti scrivere una strategia (intanto complimenti, sei già avanti!) ma poi l’abbia applicata a giorni alterni. Il social si è rotto, in tutti i sensi. La strategia è come una cura antibiotica: devi seguire ciecamente le indicazioni del medico dello strategist, e rispondere a ogni singolo commento e a ogni singolo messaggio (tranne quelli dei bot!), altrimenti investire per avere la tua strategia è uno spreco.
Hai aperto troppi profili
Altra situazione tipica: si parte con pochi clienti e con le migliori intenzioni: Facebook, Instagram, blog, newsletter. Nei primi tempi ce la fai, poi questo lavoro immane va a buon fine e ti trovi con un po’ di clienti: gradualmente abbandoni a uno a uno tutti i tuoi canali, salvo ritornarci nel momento del bisogno. Non funziona. Piuttosto è meglio aprire e dare da mangiare a un solo canale ma continuare a nutrirlo sempre tra un cliente e l’altro. Personalmente nella maggior parte dei casi consiglio di abbinare almeno uno strumento proprietario (blog o newsletter, gli strumenti proprietario sono quelli di cui hai il controllo e dipendono in misura minore dagli algoritmi e dai cambiamenti delle piattaforme) a un social, ma solo se riesci a seguire entrambi.
Se parli da solo i social non funzionano
Questo è il motivo principale, e anche il più difficile su cui mettere una pezza. Come stai usando i social? Per farti pubblicità? In quel caso è molto meglio che fai solo advertising (cioè che pensi solo a contenuti da sponsorizzare dando soldi a Mark), perché, se pubblichi post che servono solo a te e non al tuo pubblico, il tuo pubblico, di nuovo, ti farà pirippi. In questo caso bisogna rivedere tutta la comunicazione (se vuoi c’è Brand in frac!), e anche far passare un bel po’ di tempo, perché è come se il tizio che vende pentole una mattina si svegliasse e decidesse che vuole assolutamente insegnarti a cucinare (con le sue pentole). Insomma, non sarebbe molto credibile.
Ti riconosci in qualcuno di questi problemi? La buona notizia è che sono rimediabili (a meno che tu non abbia comprato follower su IG!). Se questi argomenti ti interessano, ti consiglio di iscriverti a Parole Caramellate, la newsletter dove parlo di comunicazione e faccio qualche gossip interno. Se invece vuoi che ti invii la mia strategia per Instagram, contatta MiniGoethe!
Molto diretto ed esaustivo.
Le aziende ancora troppo spesso non ci sentono dal lato “No budget, no party”!.
Grazie comunque per la spiegazione.
No, infatti, è sempre meglio dare la colpa a un fattore esterno (i social che non funzionano) piuttosto che farsi domande sul proprio operato. Pazienza, lavoriamo con i pochi illuminati!