Qual è il social migliore per promuoversi? È la domanda che ti fa la metà dei non addetti ai lavori. Ed è una domanda bellissima e non scontata, e sai perché? Perché l’altra metà ha già le idee chiarissime. Prima ancora di definire il proprio brand, ha definito il social dove promuoversi. Facebook, perché ci stanno tutti. Instagram, perché ci vanno gli esuli di Facebook. Google+, perché è il loro preferito. Ma come non esiste più?? Colpo di stato! Stranamente, nessuno tira più in ballo Twitter, che a me non è mai piaciuto, ma sono convinta che per determinati settori abbia ancora molto da dire.
Il cliente peggiore però non è quello che vuole a tutti i costi stare su un determinato social: può anche darsi che quello che hanno scelto senza possibilità di redenzione non sia il social migliore per promuoversi, ma d’altro canto è vero che, anche partendo svantaggiati in questo senso, una buona strategia di comunicazione può adattarsi all’occorrenza al social più improbabile. Se mi succede, metto in guardia il cliente, gli dico che secondo me per un libraio ha poco senso stare su Tik Tok, ma se lui è convinto litighiamo e mi molla per un altro strategist cerco di creargli la strategia migliore possibile per fare balletti sensati con un libro in mano: potrebbe addirittura funzionare.
Dicevamo, il problema non è il cliente che ha già individuato il social migliore per promuoversi, ma quello che ha già deciso che DEVE essere ovunque. Io a onor del vero di questo argomento ne avevo già parlato. Nel primo post su questo blog, giusto perché non lo considero un tema fondamentale. Ma di recente ho trovato un annuncio che richiedeva a un singolo freelance una strategia per (vediamo se me li ricordo tutti) Facebook, Instagram, YouTube, Linkedin, Twitter, Pinterest e TikTok, oltre che l’ottimizzazione seo di testi forniti. E l’azienda non era Coca Cola, ma vantava ben quattro dipendenti. Ora, poco male per il freelance che assumeranno per andare a fare il lavoro di un’intera agenzia (lavori per tre anni anche di notte ma poi ti sistemi economicamente per altri dieci, vai a fare un bel viaggetto alle Fiji, lasci giù qualche spicciolo e poi ti apri un’agenzia di comunicazione tutta tua, esentasse), ma se sei così fortunato da poter pagare qualcuno per gestire sette social diversi non è che magari ti conviene capire prima dov’è il tuo target, pagare meno il freelance e usare in sponsorizzazioni quello che ti avanza? Se il freelance è bravo, con un budget del genere nel giro di 5 anni puoi anche permetterti qualche dipendente in più (per pura curiosità, ho chiesto a un’agenzia di comunicazione un preventivo mensile per la gestione di sette profili social con diversi contenuti: si parla di più di 10.000 euro al mese).
Tanto più che il mio primo articolo è del 2016, Instagram non aveva ancora le Story, su Facebook potevi cavartela anche se non pagavi la pubblicità ed esisteva ancora Google+. I tempi sono un bel po’ cambiati, e se prima per un freelance avrei consigliato pubblicazioni quotidiane su due social ora se va bene consiglierei una decina di post diversi a settimana in totale, proprio se hai tanta voglia di fare.
Il punto, infatti, uno e uno solo: il social migliore per promuoversi non esiste, altrimenti saremmo tutti lì e gli altri social chiuderebbero. Prima di capire qual è quello migliore per te, devi fare un’analisi del target, dei tuoi valori e della tua identità di brand. La scelta diventa un compromesso tra ciò che vorresti fare e ciò che ti conviene fare (come in molti campi della vita). Per esempio, adesso il mio target sta meno su Instagram, e cominciano invece ad arrivarmi richieste di preventivo dal profilo personale di Facebook. Social che avevo scaricato perché le sue dinamiche non mi fanno impazzire (si litiga troppo, e io divento l’equivalente della portinaia di Voghera per stare dietro a chi ha litigato con chi), ma non posso ignorare che ora il mio target stia proprio lì. Certo, sto in campana e alla prima avvisaglia di ritorno su Instagram mi rifiondo lì come una faina, perché mi piace di più, ma dobbiamo venire a patti con il fatto che le strategie vanno aggiornate (la mia nuova per Instagram te la manderà MiniGoethe appena pronta, se vai a conoscerlo), il target è fluido, mica sta fermo ad aspettare te: devi monitorarlo a intervalli regolari e prendere decisioni di conseguenza. Se già è difficile farlo per un social… Beh, forse non ne prenderei in gestione sette, perché difficilmente una persona da sola potrebbe fare le cose fatte bene. Suvvia, lasciamo qualche cliente anche alle agenzie, specie se non hanno la sede fiscale alle Fiji!
Se questi argomenti ti interessano ti consiglio anche la mia newsletter Parole Caramellate, tutto il dolce della comunicazione che c’è. Ad oggi ho due profili social attivi, uno su Instagrm e l’altro su Facebook. Quando vorrò aggiungerne altri cinque allerta i miei genitori, perché forse dovranno portarmi in un posto con le pareti imbottite.
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