Il recupero crediti per freelance non iscritti a un ordine professionale rischia di essere meno semplice di quanto avevamo visto nello scorso post. In ogni caso, non disperare: chi scrive ha la ferma convinzione che il lavoro svolto vada regolarmente pagato, che non farlo costituisca un non indifferente danno reputazionale per il cliente (quello che tanto tempo fa si è permesso di non pagare me non ha più trovato un social media strategist professionista, a quanto vedo) e che smuovere le acque possa portare un effettivo vantaggio a chi sta nel giusto.
Se non sei iscritto a un ordine e hai un semplice contratto di incarico e un progetto di parcella, dopo il sollecito tramite raccomandata e/o lettera dell’avvocato, puoi solo proporre una causa ordinaria, con i tempi biblici che tutti conosciamo.
Ma c’è un però, e qui rimando al mio feticismo per i contratti scritti bene, anche con l’aiuto di un professionista. Se sei stato bravo, hai scritto un contratto con una determinazione precisissima del tuo compenso. Faccio un esempio: a volte, specie per cifre molto basse, può capitare di scrivere “consulenza social network”, ma se parliamo di un lavoro che ci impegnerà per mesi è bene fare un contratto di altro tipo, in modo che non ci sia alcuna possibilità di equivoco sulla contropartita lavorativa in gioco. A quel punto per il recupero crediti si può prendere la strada del decreto ingiuntivo: se parliamo di un compenso inferiore a 5.000 euro sarà competenza del giudice di pace, altrimenti verrà interpellato il tribunale. Questo è un procedimento veloce: se il giudice risponde con un decreto, cioè un ordine di pagamento nei confronti del debitore, tu glielo notifichi, e se entro 40 giorni non hai ricevuto opposizione dal cliente, il decreto ingiuntivo diventa definitivo ed è prevista l’esecuzione forzata, cioè vengono pignorati i beni del cliente e rivenduti fino al raggiungimento della cifra indicata dal contratto.
Come si scrive un contratto freelance a prova di bomba? Brutte notizie per voi, non sono un avvocato, e i miei li ho stilati con l’aiuto del mio. Ti consiglio quindi di rivolgerti a un bravo professionista, e se non ce l’hai a portata di mano contattami che ti giro il contatto di quello a cui mi rivolgo io.
In ogni caso, per fare un esempio che spieghi come si struttura un contratto con una determinazione precisissima del compenso, ti dico quello che ho scritto io nell’ultimo contratto che ho fatto firmare. Definendo la prestazione e il compenso, ho scritto che avrei aggiornato quotidianamente i profili social del cliente con almeno un post al giorno e che entro il 30 di ogni mese il cliente avrebbe dovuto versare con bonifico $£%£%$ euro (dove $£%£%$ è una cifra precisa). A quel punto, in caso di problemi che non ci sono stati, io avrei avuto la possibilità di appellarmi al giudice di pace per il decreto ingiuntivo, una via molto più veloce per perseguire il recupero crediti per freelance.
Quanto costa tutto questo? La lettera dell’avvocato (se non avete la fortuna di trovare un’anima pia che ve la scrive gratis) va dai 150 ai 250 euro, mentre la parcella per un decreto ingiuntivo varia a seconda del valore del debito (siamo in un range che varia dai 400 ai 1200 euro). Se poi il cliente fa opposizione al decreto ingiuntivo naturalmente le spese aumentano ma bisogna tenere presente anche che se vinci la causa tutte queste spese verranno pagate dal tuo cliente. Una bella soddisfazione, quando uno ti fa diventare maalox addicted, no? In ogni caso se lavori bene sul tuo personal branding è difficile che qualcuno si permetta di “fuggire con la refurtiva”: il mondo è piccolo, e i clienti non paganti rischiano di non lavorare più con nessuno se si viene a sapere come ti hanno trattato. Se ti interessa approfondire l’argomento comunicazione e personal branding, c’è la mia newsletter Parole Caramellate, mi raggiungi lì? Se invece preferisci le foto, mi trovi anche su Instagram!
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