Il momento migliore per diventare divulgatori sui social era nel 2020. Il secondo momento migliore per cominciare a intraprendere questo percorso, è proprio adesso. La divulgazione scientifica infatti è ancora fondamentale: in un’epoca in cui la scienza influenza ogni aspetto della nostra vita, dall’ambiente alla tecnologia alla salute pubblica, l’importanza di comunicare in modo chiaro e accessibile concetti complessi è più evidente che mai. La divulgazione scientifica gioca un ruolo cruciale nel colmare il divario tra il mondo della ricerca e il grande pubblico, portando la conoscenza specialistica direttamente nelle case delle persone e consentendo loro di prendere decisioni informate.
Come diventare divulgatori scientifici: guida per gli aspiranti comunicatori della scienza
Per chi è affascinato dalla scienza e desidera condividere la sua passione con il mondo, diventare un divulgatore scientifico potrebbe essere il percorso ideale. A differenza di altre carriere più tradizionali, non esiste un percorso codificato per diventare divulgatori. È un viaggio che ogni individuo deve percorrere seguendo la propria passione e determinazione, ma fino a un certo punto.
L’importanza della formazione accademica
Anche se non c’è un percorso prestabilito per diventare divulgatori, è importante avere una solida formazione nella materia che si intende trattare. Da una parte, è vero che la conoscenza, nel senso di materiali, è gratuita e accessibile a tutti. Molti studi scientifici sono disponibili in open access (accesso aperto), e in caso contrario molte biblioteche permettono di accedervi. Idem per i libri, e anche la maggior parte delle conferenze con docenti esperti sono libere e gratuite. A meno di non avere un grande talento, però, un conto è poter consultare i materiali, e un conto è comprenderli. Idealmente, quindi, avere almeno una laurea in una disciplina scientifica può fornire le basi necessarie per comprendere i concetti complessi. In alternativa si può avere la fortuna di essere “adottati” da un esperto (come è successo a Massimo Polidoro [che comunque ha una laurea in psicologia], che ha ricevuto gli insegnamenti prima di James Randi e poi di Piero Angela), ma ci vuole molta fortuna e intraprendenza.
Percorsi post-universitari e master in comunicazione scientifica
Hai sviluppato le competenze scientifiche. Sei a posto? Quasi sempre, no. Anche qui, ci sono persone che hanno un talento naturale per la divulgazione scientifica, e che sanno comunicare le loro competenze adeguandosi al pubblico, senza sembrare né banali né troppo astrusi. È però una dote di pochi: per coloro che desiderano approfondire le proprie conoscenze e acquisire competenze specifiche nella divulgazione scientifica, esistono vari percorsi post-universitari disponibili. Uno di questi è il Master in Comunicazione delle Scienze dell’Università di Padova, dove esperti del settore condividono le loro conoscenze e esperienze con gli studenti. L’ho scelto perché ci insegno, quindi tra l’altro conosco bene gli altri docenti e so che sono validissimi. In alternativa mi hanno parlato benissimo anche del master della Sissa di Trieste. Ce ne sono moltissimi altri, ma non conoscendoli e non conoscendo i docenti non mi fido a consigliarli: Google sarà d’aiuto!
Non si è mai pronti per diventare divulgatori
Chi dice il contrario mente: ogni docente ha una classe preferita. Un anno ho avuto degli studenti veramente bravi, e parlando con loro ho scoperto che… non si ritenevano degni di fare divulgazione. E, davvero, erano mediamente i più bravi che ho avuto in tanti anni. Effetto Dunning-Kruger al contrario in pratica. Vi lascio la riflessione che ho fatto, perché su Instagram è piaciuta e perché ci credo molto
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Perché fare divulgazione sui social media
Sono di parte, ma non in cattiva fede. Essendo una specialista di divulgazione sul web, è normale che sia la prima cosa che mi viene in mente. Certo, ci sono anche i libri, i giornali, le conferenze, le riviste, la televisione… Però senza dubbio i social sono il modo più rapido per raggiungere le persone interessate alla comunicazione della scienza e lì c’è una crescente richiesta di contenuti scientifici accessibili e coinvolgenti.
Come fare divulgazione sui social
Magari si pensa che dopo la laurea e il master uno sia pronto a sbarcare sui social. Grosso errore. Purtroppo non i tutti i master ci sono moduli specifici sui social network, e in ogni caso questi cambiano così velocemente che anche se impariamo ad adeguare il linguaggio a queste piattaforme bisognerà sempre stare dietro ai cambiamenti di impostazioni e algoritmi (è uno dei miei compiti: in questi casi magari il divulgatore ha già una strategia di comunicazione, e con solo una consulenza la adeguiamo alle novità dei social). Oppure, se si ha più tempo, si può fare da soli seguendo canali e blog di settore (a breve scriverò un articolo proprio su come ideare una strategia social per la divulgazione!).
Dove fare divulgazione sui social
E qui si apre un mondo. Non potendo essere ovunque, è meglio selezionare attentamente le piattaforme da usare (pensa che è stato il mio primo articolo su questo blog!).
Diciamo che in linea di massima, come mi raccontava Beatrice Mautino Instagram è quello che converte di più (quindi ti fa vendere libri se li hai già scritti), ma è molto difficile fare un approfondimento, per cui si potrebbe invece scegliere YouTube, che però è parecchio complicato da gestire e richiede moltissimo tempo. Secondo me, in linea di massima, la via ottimale è quella di abbinare a Instagram una newsletter, su cui cercare di far convogliare i follower che vogliono approfondire davvero (lo fa per esempio Roberta Villa, di cui consiglio la newsletter Fosforo e Miele). Ovviamente non ci sono strade giuste preconfezionate, lo si vede insieme quando si crea la strategia, ma dovendo dare un’indicazione generale sarebbe questa.
Spero che questo post ti sia stato utile e ti invito a seguirmi su Instagram e soprattutto a iscriverti alla newsletter, dove tra l’altro, con tutta la calma del caso, arrivano anche gli articoli nuovi!
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