A (quasi) tutti i colleghi ne è capitato almeno uno. Per un freelance il Cliente che Fa Danni (d’ora in poi CFD) è il secondo peggior cliente che può piombarti addosso, perché la palma rimane al CNP (il Cliente che Non Paga).
Il CFD è subdolo: spesso è una brava persona, uno che ti mette a tuo agio, che fa battute intelligenti e che probabilmente nel tempo libero salva gli orsi polari. Per questo non ti passa assolutamente per l’anticamera del cervello l’idea di non fargli firmare il contratto, perché sembra il cliente ideale. Grosso errore.

Il CFD ha un solo difetto: non importa che si occupi di importazione di fibre capillari o della produzione di orsetti di peluche, perché di fatto l’ambizione della sua vita era molto diversa. Il CFD voleva creare strategie di comunicazione integrata. Per questo è un vulcano di idee, il che, in un primo tempo, ti aveva giustamente esaltato.
Purtroppo però ci sono due tipologie di idee: quelle che riguardano il SUO lavoro e quelle che riguardano il TUO. Se per esempio il produttore di peluche si sveglia una mattina e decide che gli orsacchiotti glitter color glicine sono ciò che manca sul mercato, è una buona cosa: tu non sai se gli orsacchiotti glitter color glicine troveranno effettivamente degli acquirenti, perché tu non sei un produttore di peluche; ma lui sì, quindi fidati, sa quel che fa (in teoria!).

cliente che fa danni

Tu in compenso hai già in mente 4/5 fashion blogger che si innamoreranno degli orsacchiotti glitter color glicine (previo incentivo economico) e che potranno sponsorizzarli sulle loro pagine. In questo quadro va tutto bene: il cliente sta facendo il suo lavoro, e tu stai facendo il tuo.

Il problema con il cliente che fa danni

Se però quello che si rivelerà un CFD vuole a tutti i costi sponsorizzare gli orsacchiotti glitter color glicine immortalando il suo corpo flaccido in costume da bagno mentre con sommo affetto abbraccia un orsacchiotto glitter color glicine, e quando gli dici che non è una strategia vincente si impunta e vuole farlo lo stesso, tu, caro collega, hai un bel problema. Perché non importa quanti contratti di riservatezza hai firmato: prima o poi qualcuno scoprirà che quella roba l’hai pubblicata tu. Il CFD è sopportabile in un’agenzia di comunicazione, perché se nessuno riuscirà a togliergli dalla mente la sua idea, alla peggio lo si mette in guardia (“Così non riuscirai a vendere un solo orsacchiotto glitter”) e pace e bene. Cliente avvisato, mezzo salvato, e l’agenzia avrà un portfolio di decine di clienti soddisfatti e non subirà quindi un danno reputazionale degno di nota. Ma se sei un libero professionista il discorso cambia, perché non puoi seguire più di 3/4 clienti alla volta, e quindi il disastro rappresenta il 33.3% del tuo operato e potrebbe scoraggiare nuovi clienti, oltre al fatto che non potrai inserire il lavoro in portfolio.

Come tamponare i danni?

Non c’è nulla da fare con il CFD, perché anche se sfoggi tutte le tue competenze e gli mostri i diplomi dei 5 master che hai frequentato, lui continuerà a pensare che la foto in costume da bagno sia un’idea fantastica, perché l’ha letto in un articolo sui social: le foto in costume tirano.
Ora, arrivati a questo punto, ammetto di non avere una soluzione. Sono sicura che colleghi più scafati l’abbiano trovata (cercate il form di contatto e scrivetemi!), mentre io sono riuscita solo a risolvere il problema alla radice: ora dopo due o tre telefonate ho imparato a riconoscere il CFD, e a quel punto gli dico che lui non ha bisogno di me perché è abbastanza bravo da curarsi da solo la strategia pubblicitaria. Così raggiungo due benefici: ho eliminato una pericolosa gatta da pelare e ho un nuovo amico, perché il CFD vuole sentirsi dire una sola cosa, cioè che sa fare il TUO lavoro. Rimane però il problema delle tre telefonate a vuoto che mi consentono di sgamare il CFD: in un’ottica in cui il tempo è denaro, io sto lavorando gratis per prevenire un problema. Quindi, cari colleghi, se voi avete trovato un modo per convincere il CFD che quella del costume da  bagno è una pessima idea, scrivetemi. Sì, questo è un grido d’aiuto!

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