In questo post parlerò dei cambiamenti del chatbot di Facebook, uno strumento che inizialmente mi era sembrato molto utile (leggi il mio primo post sul chatbot).
Se avevi completato l’iscrizione, avrai notato che da un po’ non hai notizie da MiniGoethe, il nome che avevo dato al suddetto chatbot, e sono qui per spiegarne nel dettaglio le ragioni.
Premessa doverosa
Prima però faccio una premessa, che i lettori assidui possono saltare a pie’ pari ma che consiglio di leggere a tutti gli altri. Quando si parla di comunicazione online, ognuno fa la sua scelta su quali canali usare (il famoso piano editoriale). Ci sono un’infinità di opzioni, che però possono riassumersi in due categorie: social&piattaforme esterne e strumenti proprietario. Lo strumento proprietario per antonomasia è la newsletter: anche se mailchimp ti caccia via perché sei un poveraccio e non puoi permetterti quella cifra folle cambia strategia di mercato, gli indirizzi che hai raccolto rimangono: basta che scegli un altro fornitore e ricominci tutto come prima e meglio di prima. Se proprio sparissero Mailchimp, Tinyletter, MailPoet e cose simili, non fai altro che prendere i tuoi indirizzi, inserirli manualmente su gmail in ccn ed ecco che hai ancora una newsletter funzionante.
Il sito è uno strumento proprietario?
Un altro strumento proprietario è il sito, ma con delle distinzioni. Se usi una piattaforma esterna, tipo Wix, il tuo sito non sarà uno strumento proprietario: se Wix chiude, o decide di volere la tua primogenita come pagamento, le tue possibilità di esportare tutto sono limitate. In pratica, l’unico sito di cui sei davvero proprietario è quello che ti costruisci tu, senza WordPress. Insomma, devi scriverti il tuo codice, e possibilmente devi anche essere un fornitore di hosting. Altrimenti il tuo sito è uno strumento su cui hai molto più controllo rispetto ai canali social (WordPress è stabile da anni e anni), ma non è al 100% uno strumento proprietario.
Il chatbot è uno strumento proprietario?
Avrai sicuramente compreso che l’antitesi dello strumento proprietario sono i social. Una mattina Mark si sveglia e decide che per far vedere i tuoi post a chi ti ha già manifestato apprezzamento devi pagare. Lo ha fatto sia su Facebook sia su Instagram, e questo ha dato a molti l’idea che i social non funzionassero più, quando invece si erano semplicemente trasformati in una piattaforma di advertising, come succede con i giornali di settore, per esempio.
Il chatbot è anche peggio: intanto sta su una piattaforma esterna anche a Facebook, nel mio caso ManyChat, ma poi lo legavi anche a Facebook perché, se è vero che potevi chiedere all’utente anche numero di telefono e indirizzo email, contattare la persona tramite la chat di Facebook era molto più facile e meno invasivo, almeno fino ai recenti cambiamenti del chatbot. Quindi utilizzandolo potevo ritrovarmi vittima sia dei capricci di Facebook che di quelli di ManyChat.
I cambiamenti del chatbot
Ma poi cos’è successo? Quando è nato MiniGoethe, io mandavo le offerte speciali (poca roba, due volte l’anno) e gli articoli di questo blog a chi aveva manifestato il consenso. Gli accessi al blog erano aumentati, la frequenza di rimbalzo diminuita e, insomma, MiniGoethe si stava guadagnando la sua pagnotta elettronica. Poi purtroppo i vertici di Facebook hanno deciso che no, così era troppo facile. E così si sono inventati la regola del 24+1 In pratica: tu puoi mandare messaggi promozionali solo a chi ha interagito con il chatbot nelle ultime 24 ore e i click su link esterni non costituiscono un’interazione. In pratica? Puoi mandare messaggi promozionali a chi ti ha contattato nelle ultime 24 ore, magari rispondendo a una tua domanda.
I post del blog devono seguire la regola del 24+1?
Nessuno lo sa. In pratica, il problema sta nel capire se il post del blog viene considerato un contenuto promozionale o meno. Per confonderci le idee chiarire la situazione, Facebook ha definito dei tag per catalogare i contenuti non promozionali:
- Community Alert
- Confirmed Event Reminder
- Pairing Update
- Account Update
- Application Update
- Payment Update
- Personal Finance Update
- Shipping Update
- Reservation Update
- Issue Resolution
- Appointment Update
- Game Event
- Transportation Update
- Feature Functionality Update
- Ticket Update
Da qui si evince che tutto ciò è stato pensato per chi vende e non di sicuro per i blog, a meno che non ci aggrappiamo a quel “community alert”. In caso contrario, puoi comunque mandare il tuo link ma, indovina, devi pagare Facebook.
Ci sarebbe un’altra possibilità, ma nel 90% dei casi non è praticabile
Cambiamenti del chatbot: i subscriptional content
Sono contenuti che non devono rispettare la finestra del 24+1 e che quindi puoi mandare quando ti pare. Figo, eh? Il problema, non di poco conto, è che per inviare subscriptional content la tua pagina deve essere verificata per una di queste categorie: news, productivity e personal trackers. Apri la procedura e ti fanno un test (perché nella vita gli esami non finiscono mai!): dovrai spiegare come intendi usare il bot e fare degli esempi pratici di contenuti che intendi inviare. Che ti devo dire, prova, ma ti ricordo che l’intelligenza artificiale mi ha bannato perché parlavo di ortaggi, quindi a me, personalmente, sa di tanto sbatti per niente. Anche perché, anche se ti approvano, non potrai comunque inviare messaggi promozionali fuori dalla finestra del 24+1.
E se non rispetti le regole dei cambiamenti del chatbot?
Uno dei motivi per cui questi cambiamenti del chatbot mi hanno scoraggiato al punto di smettere di usarlo, sono le conseguenze in caso di errore. Nella migliore delle ipotesi, Facebook blocca l’uso della chat sulla tua pagina e nella peggiore blocca la pagina stessa. Alcuni sostengono che vengano bloccati a campione le pagine che inviano link che portano su siti esterni a Facebook, a prescindere dalla natura di questi link. In pratica, Facebook ha trovato un altro modo per guadagnare dalle sponsorizzazioni proteggere la privacy dei suoi utenti ed evitare loro tanti messaggi molesti (al cui invio avevano acconsentito ma vabbè).
Ma allora il chatbot diventa inutile?
Ma no! Il chatbot rimane un mezzo eccellente per aprire una conversazione con chi ti segue. Puoi sfruttare i non promotional content per aprire la finestra del 24+1 e mandare un contenuti promozionali, o puoi pagare Facebook per le sponsorizzate, che se non hai una lista contatti immensa non vai in rovina.
Se io ho trascurato MiniGoethe è semplicemente perché una cosa inizialmente semplice è di colpo diventata complicata, e non avevo preventivato, in fase di planning, di doverla gestire. Preferisco dare la precedenza ad altri canali e per gli aggiornamenti del blog c’è sempre la newsletter. Ah, e non mi va di pagare Mark perché la mia impressione è che abbia cambiato le carte in tavola solo perché stava perdendo qualche soldino di sponsorizzate, e questo mi dà un po’ fastidio.
Per il resto, nonostante le modifiche al chatbot, non escludo di riprenderlo in mano, prima o poi, perché rimane uno strumento utile ed è una bella sfida costruire una strategia che risponda a questi problemi. Ricordiamoci che i canali attraverso cui comunichiamo sono solo un mezzo come un altro e che, se si parte dalle basi della costruzione del brand, cambiamenti in corso d’opera come questi ti lasciano un po’ con l’amaro in bocca ma non mandano in crisi la tua strategia di comunicazione!
Lo so, questo post era eterno, ma spero sia stato anche chiaro. Se però ti rimangono ancora dei dubbi, scrivimeli nei commenti!
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